I “magnifici sei” della moto, pronti a guidarvi in fantastiche scoperte su due ruote

C’è Fabio, per il quale la meccanica di una moto non ha alcun segreto, dal carattere talmente…

C’è Fabio, per il quale la meccanica di una moto non ha alcun segreto, dal carattere talmente allegro da essere soprannominato “il Giullare”; c’è Fausto, imprenditore di successo capace di ottimizzare la pianificazione di qualsiasi progetto, riportato sulla “retta via” delle due ruote dopo essersi “perso” seguendo le auto da fuoristrada; c’è Claudio, anche lui imprenditore e ricercatore di vie sperdute nelle nostre valli. E poi ci sono Patrizio, funzionario, instancabile viaggiatore attraverso tutta l’Italia per professione (cosa che gli ha permesso di realizzare una propria mappa con centinaia di straordinari percorsi spesso sconosciuti ai più) e viaggiatore senza confini per passione, capace di attraversare in sella mezzo mondo, dalla Patagonia all’Australia, ma pronto anche a fermarsi per ore, davanti a un computer, per fornire ai compagni di viaggio ogni dettaglio prima di partire per una nuova avventura, lasciando sempre il fascino della sorpresa. E, ancora, c’è Marco, imprenditore instancabile così come lo è alla guida di una due ruote, capace di guidare gli amici in vere e proprie maratone in sella della durata anche di 12 ore senza quasi vedere mai l’asfalto, innamorato da sempre della Via del Sale lungo la quale ha fatto centinaia di volte da guida”.; e infine Stefano, cresciuto a pane e moto,  pulendo le targhette RG sugli stivali dei campioni alle Valli Bergamasche sotto lo sguardo attento del padre, presidente dei cronometristi. Stefano, che di cognome fa Orlando (capace probabilmente di diventare furioso solo il giorno in cui dovessero toglierli le amate due ruote…) e di professione fa l’assicuratore, pronto ad assicurare che la passione per la moto può riservare emozioni straordinarie. Come testimonia il “viaggio” nelle escursioni su due ruote compiute con la squadra di amici di cui ha fatto parte per molti anni anche Dialma, che ultimamente ha dovuto fermarsi, lasciando, almeno per ora, in sei il gruppo di “magnifici sette della moto fuoristrada”. Una squadra legata da un’amicizia cementata negli anni dalla comune passione per le moto che all’elenco delle migliaia di chilometri percorse è prontissimai ad aggiungerne molti altri ancora nel 2024. Partendo dalla prossima avventura, già segnata in calendario: destinazione il lontano Ladakh, nell’Himalaya indiano, con le sue strade ripide e tortuose che si snodano tra montagne imponenti e valli verdeggianti. “Una  regione sperduta, ancora oggi con luoghi incontaminati e paesaggi mozzafiato, oltre ai passi più alti al mondo”, racconta Stefano Orlando, “portavoce” del gruppo di inseparabili compagni d’avventura su due ruote che, afferma sorridendo, “nel percorso della loro vita hanno sempre inzuppato un po’ di pane nel profumo di olio motore, per i patiti il famoso olio di ricino ancora oggi profumo buonissimo. Persone un po’ datate”, aggiunge con il sorriso destinato ad allargarsi, “estremamente diverse nella vita di ogni giorno ma con nel Dna una serie di ingredienti in comune: la voglia di spazi, avventura e aria sulla faccia, miscelati con un’overdose di spensieratezza che spinge ogni volta a progettare una nuova avventura, dal più importante viaggio al giretto di tre o quattro ore per tenersi in allenamento”. Una storia di escursioni in compagnia delle inseparabili compagne a due ruote che fa compiere a Stefano Orlando un vero e proprio viaggio nel tempo., partendod a una delle primissime esperienze fatte insieme,: “la prima due giorni fra Piemonte e Francia, dalla Via del Sale al tentativo di salire al tunnel del Parpaillon a 2.780 metri, resa impossibile solo da una nevicata a dir poco eccezionale”. Un’escursione conclusa con l’arrivo a fatica verso le 20.30 in un albergo molto semplice e di poco costo, ma solo per l’alloggio, visto che il conto del ristorante “dove avevano del buon fois gras e delle ottime entrecot, il tutto accompagnato da un buon Bordeaux, e per finire il Genepi, è finito per assomigliare da vicino a quello di un locale stellato”. Una delle prime avventure impresse indelebilmente nella memoria insieme a numerosi particolari: “il risveglio al mattino con una giornata stupenda ma con neve già a 1.500 metri di quota, con temperature ampiamente sotto zero”, e soprattutto con l’immagine di “Fabio presentatosi alla partenza con uno stivale aperto, praticamente senza suola, ma non per questo pronto ad arrendersi, riparando il tutto con un po’ di scotch; dell’incontro ravvicinato con un cervo; dell’errore nell’imboccare il sentiero che porta al passo della Mulattiera passando a fianco del forte della seconda guerra mondiale abbarbicato sul costone della montagna e la decisione, non potendo tornare indietro, d’inventarsi, idea di Marco, la discesa sul versante opposto, lungo un sentiero in mezzo ai boschi molto ma molto ripido, con qualche caduta prima d’arrivare in fondo”. E trovare due sorprese finali: “la prima, un bell’albero di traverso, con una fatica immane per trasbordare oltre le moto dai 100 chili in su”; la seconda, raggiunto Sestriere e ripresa la strada dell’Assietta, una bella frana che interrompeva la pista”. Un nuovo ostacolo che non è bastato però a interrompere la gita perchè, ricorda Stefano Orlando, “siamo enduristi, e uno a uno abbiamo superato anche quella, sotto lo sguardo di altri motociclisti che invece sono dovuti tornare indietro”. Una faticata, soprattutto per Fabio, complice una foratura che lo ha costretto a guidare fino al furgone con la ruota posteriore a terra, “praticamente tutta in controsterzo”, premiata dalla sosta prima del colle delle Finestre “con un ottimo pranzo al Rifugio Alpe Pintas, polenta formaggi spezzatino e un pochino di vino e correzioni”. “Una delle storie di straordinaria vita motociclistica che viene ricordata spesso “durante le nostre cene” nelle quali affiora altrettanto spesso anche un altro ricordo: quello che ha colto di sorpresa un po’ tutti , in Albania nel 2022. “Una settimana in sella alle nostre vecchiette Honda Dominator, affiancati da un’endurista italiano residente a Mandratour. All’interno del Paese abbiamo apprezzato una natura non ancora contaminata dal turismo, dal carattere rurale dei tempi dei nostri padri. Sentieri molto belli, impegnativi, molto sassosi con alla fine, ad attenderci, pane e salame, un bicchiere di vino, e un sacco di risate”. Non solo bello, ma straordinariamente affascinante è ipoi il ricordo del Rally dei Vulcani, “con partenza da Pompei per arrivare a Palermo tutto fuoristrada, toccando la Sila, l’Aspromonte, il Pollino, i parchi eolici, sotto l’Etna, e la costa siciliana, attraversando paesaggi meravigliosi, confermando che scoprire il nostro Belpaese è stupefacente, con ogni regione nasconde luoghi fantastici e personaggi di ogni genere e tipo”. Dal percorso più bello a quello più difficile e impegnativo….

“Ancora il Rally dei Vulcani. Alla partenza ti consegnano la traccia GPS, ti attaccano il trasponder e ti danno appuntamento alla sera in albergo. Parti alle 8 di mattina e se tutto fila abbastanza liscio riesci a fermarti a mangiare e arrivare per le 20 in albergo. Un giorno siamo arrivati addirittura alle 21 toccando al volo del cibo. La cosa più impegnativa è che noi ci siamo presentati con le nostre Honda Dominator dell’89, preparate e messe in ordine, certo, ma tutti gli altri erano con moto da enduro. Ci hanno comunicato dopo che era per moto specialistiche, ma noi non ci siamo tirati indietro e da buoni bergamaschi ci siamo fatti onore. Ci ricordiamo ancora le discese nei fiumi dietro ai Ktm 450, oppure nella foresta del Pollino in mezzo al nulla cercando di trovare il sentiero, sotto un’acqua battente, al buio e calpestando prati di erba cipollina viscidissima, un’avventura unica”. Avventure uniche che hanno permesso al gruppo di motociclisti bergamaschi di maturare un’esperienza straordinaria che oggi sono felici di mettere a disposizione di tutti offrendo preziosi consigli. Iniziando dalla prima uscita da consigliare ai motociclisti meno esperti… “Qui si aprono mondi diversi, il mondo della strada, dei percorsi off road, e il mondo dell’enduro specialistico. La Bergamasca e il territorio bresciano offrono una serie di strade per tutti i livelli adatti a coccolare l’occhio e la mente. Un bel giro, scorrevole e senza dover affrontare i passi alpini, parte da Bergamo verso la Val Seriana, imboccando a Cene la Val Rossa, scavalcandola e scendendo verso il lago di Endine a Ranzanico, per poi proseguire fino a Piangaiano per raggiungere il lago d’Iseo: qui si gira verso Solto Collina per poi scendere verso il lago (belli sia la vista sia la strada) oppure si arriva fino a Lovere e, percorrendo l’orrido di Castro, si costeggia il lago fino a Sarnico per rientrare verso Bergamo, volendo con una variante (leggermente più impegnativa) da prendere a Villongo verso i Colli di San Fermo. Panorami bellissimi delle nostre colline, delle montagne e dei laghi, con svariate possibilità di fermarsi sia per un’aperitivo sul lago sia per un pranzo.

Parlando invece di off road, un giro sicuramente spettacolare è il Dordona – San Marco. Da Bergamo si imbocca la Val Brembana fino a Foppolo dove, (dopo aver acquistato un permesso di transito al costo di 3 euro), si imbocca la strada per il passo Dordona, salendo a sinistra delle piste da sci di Foppolo. Arrivati al passo, a 2.061 metri, nel mezzo delle Alpi Orobie la vista è veramente spettacolare, e si possono notare alcune fortificazioni e trincee della linea Cadorna della prima guerra mondiale. Scendendo la Val Madre si incontra il rifugio Dordona dove da Jessica “polenta e “formai de mut” non mancano mai. Da Fusine, in Valtellina, si prosegue poi verso Morbegno per imboccare la strada del passo San Marco, l’antica via Priula costruita nel XVI secolo. Per i più coraggiosi ad Albaredo c’è Fly Emotion, un volo di 2,5 minuti sospesi sulla Valle del Bitto. La salita verso il passo regala infine un paesaggio alpino mozzafiato fino ai 1.992 metri di altitudine e la discesa in Val Brembana non è da meno, con un bellissimo panorama delle Prealpi Orobiche e la possibilità di fermarsi al rifugio Ca’ San Marco per un caffè in quota prima del rientro verso casa. Due percorsi diversi ma assolutamente da non perdersi”. Una gita su due ruote su strada che un appassionato non può non fare almeno una volta così come “sicuramente il giro delle Dolomiti che offrono molti percorsi suggestivi con una varietà di passi alpini fra i più belli d’Europa (forse al mondo) ai quali si deve dedicare un week-end. Iniziando magari dalla Val di Fassa al Pordoi, verso Cortina e il lago di Misurina, passando sotto le Tre Cime di Lavaredo per arrivare al lago di Braies (una perla incastonata nelle Alpi). Spostandosi poi verso Vipiteno suggeriamo il passo Giovo per raggiungere Merano da dove poi affrontare lo Stelvio. Qui abbiamo passato una bellissima serata all’hotel Bellavista di Gustavo Thoeni. Ottima cena, buona compagnia con i racconti del campionissimo di sci e una foto ricordo ammirando i ghiacciai al chiaro di luna. Arrivati a Bormio il passo più suggestivo è sicuramente il Gavia, mentre da Ponte di Legno e poi Edolo si possono fare ancora Aprica e San Marco per rientrare a Bergamo oppure Vivione e Presolana. Giri che, se fatti con giornate di sole e con una temperatura consona diventano ancora più belli. Vere e proprie immersioni nelle emozioni che solo la moto può rendere profondissime”. Una profondità che diventa “abissale” quando il percorso è fuoristrada… “La Val di Susa è sicuramente una zona da vedere. Da Exilles salendo alla famosa Galleria dei Saraceni e proseguendo al forte Jafferau, si scende a Rochemolles per risalire al ghiacciaio del Someiller a 3.000 metri. Una zona dove oltretutto è facile trovare B&B o agriturismi molto caratteristici e particolari. Da Bardonecchia si sale al forte Bramafam per poi scendere a Oulx e risalire verso la strada dell’Assietta. Da lì si scende a Sestriere e poi verso Cesana da dove si risale verso Sagna Longa e il lago Nero (Monti della Luna) per poi ridiscendere e rientrare a Oulx. Con enduro specialistiche invece, nel 2018 siamo stati tre giorni nei dintorni di Perugia accompagnati da Roberto (un tracciatore del campionato italiano di enduro) su e giù per quelle bucoliche colline che punteggiano tutta zona. Non dimenticheremo mai quelle giornate, nelle situazioni più disparate, dalla discesa nel ghiaione dove precipitavi, risalendo torrenti per chilometri o sulla cresta delle colline correndo a fianco di cavalli selvaggi, per finire poi la sera (dopo 250 chilometri) con cene pantagrueliche e risate a crepapelle. Ci sono bellissimi percorsi aperti alla libera circolazione su ex strade militari, strade bianche e tratturi in tutta Italia. Abbiamo percorso diversi itinerari della Val di Susa e del Cuneese in Piemonte (lì Marco è il nostro faro) con percorsi che arrivano fino a 3.000 metri, sugli Appennini del centro Italia (Umbria, Marche e Abruzzo), della Sardegna e del Salento”. A proposito delle cene pantagrueliche: qualche meta particolarmente “saporita”, per chi, una volta arrivato, vuol regalarsi anche una sosta enogastronomica? “Qui la risposta è facile, visto che spesso l’itinerario è pianificato in funzione del “dove andiamo a mangiare oggi?” Restano comunque indimenticabili gli gnocchi al formaggio più buoni mai mangiati nella nostra vita al Ristorante del Santuario di Val Mala (Cuneo); il prosciutto crudo più buono al mondo a Sauris (Udine); la cantina con la collezione di vini più fornita a Susa (Torino); la costata (dalle dimensioni sembrava di brontosauro) nei dintorni di Perugia o la tinca sul lago d’Iseo. Nella Bergamasca poi c’è solo l’imbarazzo della scelta”. Un paio di ultime curiosità: la moto ideale come compagna di viaggio? “Non credo esista la moto ideale ma la compagna ideale, e per noi è la moto. La moto è una passione, un piacere, ognuno ha i propri gusti e i gusti non si discutono. Certo è che se decido di affrontare una mulattiera della Val Brembana ho bisogno di una moto specialistica da enduro, mentre per strade bianche o tratturi vanno meglio le “endurone” o le “rally”, sicuramente con sella comoda se i chilometri sono tanti. Su strada a ogni motociclista la sua motocicletta, qualsiasi marca o cilindrata, qualsiasi colore o forma, insomma la propria moto, cercando di non perdere di vista il buon senso, come in tutte le cose”. E qualche “consiglio” prezioso (sia come motorista sia come assicuratore….) da portare sempre con se? “Il consiglio come motorista è sicuramente dotarsi di una buona tuta, stivali e assolutamente tutta la protezione necessaria considerando l’eventuale scivolone. Ovviamente portando con sé sempre il buon senso: le strade sono da considerarsi pericolose, quindi non si corre, invece vanno godute, magari con la tua compagna ove possibile, o con l’aria fresca sul viso quando sei solo. Come dicono in tanti la moto e la strada sono un binomio di pensiero molto interessante. Come assicuratore, tolta l’assicurazione obbligatoria, due sono le garanzie: una la tutela legale che ci copre in caso di difesa legale o perizia certificata in caso di incidente, l’eventuale procedimento penale qualora ci siano dei feriti, con il consiglio di farla con una compagnia specifica, per esempio Arag; l’altra la conosciamo tutti, la polizza infortuni: sappiamo che non succede mai nulla ma nel caso è una tranquillità economica sia per noi che per la famiglia”.  Consigli su dove, ma anche come, andare che Stefano Orlando e i suoi amici e compagni d’avventure in sella sono felici di offrire a chiunque. Magari attraverso una rubrica , alla quale stanno pensando. O, magari, incontrando nuovi amici il martedì sera nella sede del Moto Club Norelli , per preparare un’uscita insieme”. Con delle guide d’eccezione.

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